TinyDropdown Menu Born to be Wilde: Anna Karenina di Lev Tolstoj

giovedì 28 marzo 2013

Anna Karenina di Lev Tolstoj

"S'io potessi essere qualcos'altro, invece dell'amante che ama appassionatamente le sole sue carezze; ma io non posso e non voglio essere null'altro. E con questo desiderio io suscito in lui la repulsione, e lui in me il rancore, e non puó essere altrimenti. Non so io, forse che non ha intenzioni circa la Sorokina, che non é innamorato di Kitty, che non mi tradirá? Tutto questo lo so, ma per questo non sto meglio. Se lui senza amarmi, sará buono, tenero con me per dovere, e non ci sará quello che io voglio, questo è mille volte peggiore dell'odio! Questo é l'inferno!" Anna Karenina

Ogni volta che leggo Tolstoj sono presa da sentimenti contrastanti: nutro una profondissima ammirazione per come riesce ad esprimere i sentimenti e per come riesce a descrivere il carattere dei personaggi con tanta minuzia e in maniera così disperatamente veritiera ma ogni tanto, lo ammetto, salto a piè pari interi passaggi. Dissertazioni filosofiche sul ruolo del contadino in Russia, la nascita della fede nella vita di un libero pensatore..insomma, argomenti che mi annoiano parecchio e che distraggono il lettore dal nodo narrativo vero e proprio con lungaggini inutili.
Detto ció, la storia di questo libro narra le vicende di Anna Karenina, il modello per antonomasia della gentildonna russa del XIX secolo: sposatasi diciottenne con un funzionario statale molto più anziano di lei, conduce una vita tranquilla, al di fuori degli svaghi senza regole dell'aristocrazia pietroburghese. Ama il suo unico figlio di un amore totale e appassionato e riversa su di lui tutto l'affetto che le è concesso dare poichè le riesce impossibile amare suo marito di quell'amore passionale trattato nei libri ma sembra essere serena e felice così. Tutto ció finchè non conosce lo pseudo-fidanzato della sorella di sua cognata (giacchè qua son tutti imparentati o comunque conoscenti), il conte Vronskij. Anna si innamora appassionatamente e viene ricambiata con altrettanto ardore. Da quel momento in poi assistiamo alla totale rovina della protagonista, fino ad arrivare al suicidio finale non giá a causa di forze esterne ma a causa di nient'altri che sè stessa e il lettore si trova in una situazione frustrante: in un climax di gelosie, ripicche e soprattutto INCOMPRENSIONI i rapporti idilliaci tra Anna e Vronskij si deteriorano. É interessantissimo notare come entrambi comprendano che il loro amore stia colando a picco ma che pur continuando a confrontarsi e a discutere non facciano altro che separarsi di piú. Davvero triste. Anna avendo sacrificato tutto (al tempo il divorzio in Russia non era gradito) al suo amore, vorrebbe devozione totale mentre si trova suo malgrado in una posizione di elemosina: elemosina per il tempo che Vronskij le concede,  elemosina del luogo in cui vivere, dei vestiti da indossare e via dicendo. Vronskij che da parte sua ha rinunciato alle sue ambizioni, non comprende le gelosie di Anna nè comprende come ella non capisca che il suo mondo non puó girare intorno a lei pur amandola follemente. Ovviamente un amore che parte così, tra fuoco e fiamme, non puó che finire in tragedia e Tolstoj sembra infatti condannare una relazione così poco equilibrata. Da notare infatti la relazione tra Levin e Kitty (la ex fidanzata di Vronskij che era stata appunto abbandonata per Anna) che sembra fare da contrappeso a quella di Anna e Vronskij: nata quasi in sordina svela sin da subito tutt'altro equilibrio e, per la legge del contrappasso, è ovviamente destinata a divenire solida. Una breve nota merita lo sviluppo delle vicende di Levin, il personaggio con cui si apre il libro: tra il ritrovamento della fede, le riunioni agrarie, le discussioni filosofiche sull'agricoltura e il ruolo del proprietario terriero, confesso a capo basso che ho saltato non poche pagine delle parti che lo riguardavano. Trovo infatti interessante contestualizzare la storia di Anna da un punto di vista storico, politico, economico e sociologico ma credo che Tolstoj si sia decisamente dilungato troppo su queste questioni, provocando i crampi al lettore: uno vuole sapere che succede ad Anna e il buon vecchio Lev continua a propinargli le teorie del lavoro. Detto ciò, a prescindere da Levin, alcuni passaggi mi hanno emozionato quasi fino alle lacrime. Non è un libro che rileggeró per i prossimi 5 anni, purtroppo per me amo gli happy ending. Mi sento comunque di dire che merita una recensione del tutto positiva.
Voto: 7

1 commento:

  1. Ciao Cammy! Bella recensione, la condivido pienamente, soprattutto per la nostra comune avversione alle lunghe riflessioni su Levin, la politica, l'economia e la fede che lo riguardano. Hai messo giustamente in evidenza il sistema di equilibrio fra la storia cocente e tragica di Anna e Vronski e quella più lenta, difficoltosa ma infine gioiosa di Kitty e Levin. Io ho apprezzato molto anche il film con la Knightley.

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