TinyDropdown Menu Born to be Wilde: L'ultimo lupo mannaro di Glen Duncan

sabato 25 maggio 2013

L'ultimo lupo mannaro di Glen Duncan

"Londra era già al lavoro. Aveva smesso di piovere e il cielo era di una bellezza impossibile, un unico strato di nuvolette farinose che il sole sorgente colorava di rosa e di pesca. Solo il giovane, il matto e l'innamorato se ne accorgevano. Tutti gli altri si facevano strada a testa bassa in un altro giorno di nevrosi." Jacob Marlowe

Jacob Marlowe ama mangiare, fumare, bere, scopare e uccidere. In quest'ordine, da duecento anni. E fin qui, potrebbe sembrare il ritratto di un assassino piuttosto longevo e decisamente lussurioso. Ma Jacob Marlowe non è una persona normale, questo l'avevamo capito: lui è un lupo mannaro, l'ultimo. Jacob ha appena scoperto di essere l'ultimo lupo mannaro sulla faccia della Terra e Dio solo sa come deve sentirsi. Non si sa perchè, ma da 150 anni i lupi mannari non riescono più a infettare le proprie vittime e il numero di licantropi si è via via ridotto ai minimi termini a causa della caccia scatenata dai nemici umani e vampiri. Logorato da due secoli di omicidi e da un tragico passato, Jacob capisce che è giunta la sua ora e si prepara a consegnarsi a chi di dovere quando un inaspettato incontro lo catapulterà alla rincorsa di un valido motivo per continuare a vivere.
Se vi aspettate una storia alla Twilight, scordatevelo: qua c'è tutto tranne quella insensata mielosità che permea quel "romanzo". Non lasciatevi ingannare dal fatto che il manzo indio di Twilight si chiami Jacob come il protagonista di questo romanzo perchè i due non potrebbero essere più agli antipodi. Mr Marlowe è uno che in duecento anni ne ha viste di cotte e di crude e ora, nel ventunesimo secolo, ne ha le tasche piene: è totalmente indifferente a tutto ciò che lo circonda e non trova nessuna ragione per continuare a vivere se non quell'istinto di conservazione che permea tutti gli esseri viventi. Non vi aspettate una sorta di sentimentale e sensibile creatura della notte alla Anne Rice: Marlowe è uno stronzo, uno stronzo che sa di aver ucciso, mangiato e infettato tutto ciò con cui è venuto a contatto ma almeno ne è cosciente. Una riflessione molto interessante è quella sul disgusto.. una persona può inizialmente provare disgusto per sè stessa ma le scelte sono due: o ti uccidi o lo superi. Invariabilmente un lupo mannaro lo supera.
In realtà questo romanzo ha molti spunti di riflessione interessanti e vale la pena soffermarcisi un po' a pensarci su: le relazioni, l'amicizia, la solitudine..I temi vengono affrontati in una sorta di diario e con una schiettezza ammirevole.
Vi dirò, a me questo romanzo è piaciuto a metà: la prima parte è di una lentezza esasperante infatti l'ho preso e lasciato diverse volte. Da metà in poi  il ritmo diventa più incalzante e si comincia a intravedere un po' di azione. Penso che questa sorta di divisione sia dovuta alla palese volontà da parte dell'autore di fare emergere la differenza tra la vita di Jacob prima e dopo il colpo di scena sul quale l'intera vicenda si snoda.
Dal punto di vista stilistico penso che sia un buon romanzo anche se non eccelso: la scrittura è secca, cerca di puntare al sodo e non si dilunga in descrizioni inutili. Le uniche due pecche sono la lentezza con la quale Jacob snoccola le vicende all'inizio e il finale relativamente banale. Comunque non voglio rovinarvi la lettura, io sono una lettrice abbastanza critica e dovete prendere i miei giudizi con le pinze se voi non lo siete. Mi sento comunque di consigliarvelo come lettura leggera tra una granita e un bagno di sole, se siete amanti del genere :)
Voto: 6 e 1/2




ps: una piccola chicca che a me ha fatto scappare un sorrisino: non vi sembra familiare il nome Jacob Marlowe? Per chi ha letto Canto di Natale di Dickens forse si! Vi ricordate del nome del socio di Scrooge? Quello che poi gli appare sottoforma di fantasma? Beh si chiamava Jacob Marley. Sarò pazza ma mi sembra una simpatica somiglianza :)

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