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venerdì 21 giugno 2013

#4 Le Boudoir: intervista ad Antonio Schiena, scrittore

Intervista ad Antonio Schiena, 21 anni, scrittore


Se siete dei  fans accaniti di Facebook, sicuro almeno una volta avrete condiviso uno dei suoi arguti aforismi o una delle sue taglienti battute sulla vita quotidiana: pillole di sarcasmo o sana ironia che spesso aiutano le persone a svegliarsi con un sorriso quando scorrono la pagina di Facebook. Ma  Antonio Schiena non è solo fautore di proverbi e immagini ironiche, è anche uno scrittore emergente con all’attivo un libro e mezzo (uno è in fase di pubblicazione) ed è per questo che ho deciso di invitarlo qui a Le Boudoir: chi nel suo piccolo non sogna di scrivere un romanzo?


Ciao Antonio, innanzitutto grazie per aver accettato l’intervista, siamo contenti di avere la testimonianza di un “collega” a supportare il nostro piccolo sforzo nel dare visibilità a personalità creative emergenti. Dato che sempre più persone affermano di sentirsi “scrittori”, siamo curiosi di sapere il percorso ideale che si dovrebbe seguire e dato che tu sei già a buon punto su questa irta strada, ti va di raccontarcelo? Cominciamo!

1.       Parlaci un po’ di te, del tuo percorso formativo, di quello che fai..Presentati a chi non ti conosce ancora.
Parlare di me è una di quelle cose che non sono mai riuscito a fare come si deve. Sono nato a San Marco in Lamis, un paesino sul Gargano. Quattro anni fa mi sono trasferito a Roma per gli studi universitari. Nel tempo libero cerco di mandare avanti la mia passione per la scrittura. Dopo la pubblicazione del primo romanzo ho cercato di crearmi un piccolo spazio su Facebook, convinto che l’interazione diretta che crea il social network sia fondamentale. Devo ammettere che il riscontro è stato soddisfacente, più del previsto, e forse è proprio grazie a questo riscontro che ora sono qui a rispondere a queste domande.

2.       Quando hai cominciato a scrivere non solo per te stesso ma per gli altri?
Non penso di aver mai scritto solo per me o solo per gli altri. Non mi sono mai posto questo problema. Il periodo in cui ho iniziato a scrivere il mio primissimo romanzo, tempo fa, cercavo di curare anche il mio blog personale. Il blog era più intimo del romanzo, naturalmente, ma ero pur sempre consapevole che qualcuno avrebbe letto quelle parole, così come il romanzo lo scrivevo per puro divertimento, ma la voglia di conoscere il parere di chi l’avrebbe letto c’è sempre stata. Per cui direi che le due cose hanno sempre convissuto, e continuano felicemente a convivere.

3.       Che effetto fa avere migliaia di persone che ragionano e interagiscono sui pensieri che scrivi?
È inutile negare che è molto piacevole e stimolante. I commenti positivi sono quelli che ti spingono ad andare avanti quando il solito pensiero “è tutto inutile” torna alla mente.

4.       Sappiamo che non ami definirti scrittore ma semplicemente un ragazzo a cui piace scrivere. Ma per te cosa significa essere scrittore?
Questa è una domanda che mi sono fatto più volte senza mai giungere a una vera e proprio risposta. Dopotutto scrittore è colui che scrive, per cui lo siamo un po’ tutti, ma ho sempre l’impressione che sia la definizione sbagliata. Per adesso però una risposta concreta non sarei proprio in grado di darla.

5.       Qual è l’autore che più ti ha influenzato a livello stilistico? E sul piano del genere narrativo?
Trovarne uno solo è sempre difficile. Ho letto molto e penso che ogni autore, a suo modo, mi abbia lasciato qualcosa. A livello stilistico direi che Francis Scott Fitzgerald forse mi ha lasciato più di altri, così come Pessoa e Dostoevskij, mentre per quanto riguarda il genere narrativo un ruolo fondamentale l’hanno avuto Agatha Christie e John Grisham.

6.       Hai già pubblicato un libro, L’appetito dei sensi,  e a breve ne uscirà  un altro, Un gioco da ragazzi. Ti va di parlarcene?
Parlare dei propri libri, per quanto possa sembrare assurdo, è sempre difficile. L’appetito dei sensi l’ho scritto in poco tempo. È nato con un racconto. Il risultato però mi ha soddisfatto più del previsto, così ho provato a inviarlo a qualche editore e, avendo ricevuto varie proposte interessanti, ho deciso di pubblicarlo. Inoltre era il primo libro pubblicato, per cui l’entusiasmo era alle stelle. Con Un gioco da ragazzi sono entusiasta allo stesso modo, ma so anche meglio come muovermi. A dire il vero l’ho scritto un anno prima de L’appetito dei sensi, ma è di quei romanzi che è meglio lasciar riposare un po’. Così l’ho ripreso in mano dopo un po’, ho corretto tutto ciò che non avrei mai notato subito dopo averlo scritto, e ho dato il via alla pubblicazione anche per questo. Entrambi thriller, per quanto non del tutto affini ai thriller che si trovano oggi in libreria. Nel senso che, dopo aver letto tanti thriller, la voglia di scrivere qualcosa di diverso, che non ricadesse nei soliti cliché del genere, era tanta, e sinceramente credo proprio di esserci riuscito.

7.       Tutti pensano che sia facile scrivere: mi siedo, comincio a scrivere sul computer quello che mi suggerisce la fantasia e divento scrittore. Non funziona proprio così, infatti spesso un libro richiede uno studio approfondito di mesi a volte, giusto per sapere di cosa si scrive. Che ne pensi? Quanto tempo richiede lo studio del contesto o della caratterizzazione dei personaggi?
Direi che è un concetto che cambia di volta in volta. Sostanzialmente scrivere sta proprio nel sedersi e premere le lettere sulla tastiera. Almeno quando si ha l’ispirazione e l’idea è nitida nella propria testa. Anche perché ci si augura che l’autore scriva di ciò che sa, per cui anche lo studio che c’è dietro (e deve sempre esserci) non dovrebbe richiedere tempo eccessivo. Chiaramente escludendo libri storici o d’inchiesta. E più o meno credo la stessa cosa per il contesto e la caratterizzazione dei personaggi. Il contesto dovrebbe sempre essere uno che lo scrittore conosce bene, solo così può risultare vero, altrimenti diventerebbe solo un esercizio di stile e ricerche, che a prescindere da tutto daranno sempre al libro un atmosfera finta. I personaggi, almeno nel mio caso, sono sempre nati nella mia testa belli e pronti, soprattutto dal punto di vista psicologico, per cui non mi sono mai posto il problema.

8.       Quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato nella stesura dei tuoi libri?
Sarò banale ma la vera grande difficoltà è l’inizio. In genere abbozzo tutto su qualche quaderno, poi quando è il momento di concretizzare il tutto non riesco. Mi blocco. E capita spessissimo. Se però, per fortuna, riesco a sfondare la soglia delle 20 o 30 pagine word, allora il grosso è fatto e tutto prosegue con una fluidità rassicurante.

9.       Molti dei nostri lettori sono appassionati di scrittura come noi e sicuramente la maggior parte è alle prime armi, quindi lo chiediamo a te: come si pubblica un libro? Quali sono gli step principali?
Gli step, se vogliamo, sono pochi. Ognuno però ha la sua bella durata. Il primo è ovviamente la scrittura del libro, che è la fase più veloce e più piacevole.
Poi, dopo aver terminato il libro e aver aspettato qualche mese, correggerlo da cima a fondo. Questo punto potrebbe durare davvero tanto.
Quando si è convinti del risultato, allora è il momento della scelta dell’editore. Gli editori onesti (e soprattutto free) in Italia sono tantissimi, per cui bisogna decidere a chi inviarlo e perché. La scelta è vastissima e ogni scrittore sceglierà quelle che preferisce in base ai propri criteri. Dopo l’invio, l’attesa media delle risposte è dai 6 ai 15 mesi, per cui armatevi di pazienza. Molta pazienza.
Quando (e se) arriverà la proposta che più si ritiene adatta, si firma il contratto e inizia la collaborazione con l’editore, che ci si augura esista soprattutto per la pubblicità post-pubblicazione, altrimenti riuscire a crearsi uno spazio, o comunque ottenere un minimo di visibilità, risulterà comunque un traguardo irraggiungibile.
In poche parole tocca essere molto pazienti e consapevoli che, per quanto sia un mondo difficile, le strade ci sono. Bisogna solo saper riconoscere quelle migliori e darsi da fare .

10.   Secondo te servono i cosiddetti corsi di “scrittura creativa”?
Su questo proprio non posso esprimermi perché non ne ho mai frequentato nessuno, né mi sono mai informato a riguardo. Per cui davvero non saprei su cosa basare la mia opinione.

11.   Come saprai oggi assistiamo al boom degli ebook:  generalmente un mucchio di narrativa cheap di scarsa qualità. Come facciamo noi lettori ad orientarci in questa vera e propria giungla, dove chiunque può essere scrittore grazie alla messa online del proprio ebook, secondo te?  Quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi del boom degli ebook?
Sarò uno dei pochi, ma ancora non ho mai comprato un ebook in vita mia. Non perché li disprezzi o altro, semplicemente non ho ancora avuto lo stimolo adatto. Per ora preferisco comprare il libro cartaceo e poi riporlo in libreria. Prima o poi sicuramente comprerò un ebook reader, e a quel punto saprò dire qualcosa in più.

12.   Cartaceo o ebook? Perché?
Come gusto personale, ripeto, il cartaceo. Se si parla invece di utilità direi entrambi. Rappresentano comunque due forme diverse della stessa cosa. E qualunque novità spinga a leggere di più, soprattutto in Italia, non merita davvero di essere snobbata.

13.   Vista la crisi che da un decennio a questa parte sembra aver messo a dura prova il mondo dell’Editoria, che soluzioni proporresti per incrementare il numero di letture annuali dell’italiano medio?
Questa domanda è difficilissima. Però direi che più che un problema dell’editoria, si tratta di un vero e proprio problema culturale. Bisognerebbe trovare il modo non tanto per vendere più libri, quanto per far appassionare più gente alla lettura. E se conoscessi questo modo, chiaramente ora l’avrei brevettato e sarei un uomo ricco.

14.   Domanda di rito per gli intervistati di Born to be Wilde: libro preferito e perché?
Ovviamente Dieci piccoli indiani, di Agatha Christie. Sia perché ha una trama perfetta, sia perché è forma il primo romanzo che ho letto e che quindi mi ha fatto appassionare alla lettura quando ero piccolo. Esiste una strana forma di affezione per quel libro che sicuramente non verrà mai rimpiazzata da nessun altro. E, per curiosità, il mio blog di intitola “L’isola di Mr. Owen” proprio come richiamo all’isola e al protagonista di quel romanzo. 

15.   E anche stavolta siamo giunti al termine: ti va di salutarci con un motto o con una frase che ti rappresenta?

Oddio, non ho mai pensato a un motto, forse non sono il tipo. Intanto vi saluto tutti e vi ringrazio immensamente per avermi contattato per questa intervista, e vi lascio con la prima frase scritta su Facebook, che ha dato il via per avere la visibilità che poi sono riuscito ad ottenere, per cui mi auguro continui a portarmi bene: “Finalmente credi di essere felice, e invece sei solo ubriaco”.
Eppure adesso sono abbastanza convinto di essere davvero felice. Mi auguro di non svegliarmi domattina con un gran mal di testa e i ricordi sbiaditi.


Vi lascio con la copertina de "L'appetito dei sensi" e una bella immagine del nostro scrittore emergente.







Se inoltre vi va di scoprire di più su questo autore, vi lascio l'indirizzo della pagina facebook e del suo blog personale.


5 commenti:

  1. molto interessante come intervista,viene voglia di comprare il libro:-)bisognerebbe dare più visibilità ai ragazzi che si immettono sul cammino nel fare gli scrittori.complimenti per l'intervista ad un ragazzo emergente.
    buona fortuna ad entrambi:-)

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    1. Grazie! E soprattutto grazie ad Antonio che si è lasciato intervistare. Queste interviste servono a far tesoro delle esperienze degli altri e trovare il giusto impulso per dar sfogo alle proprie aspirazioni :)

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  2. Non avendo fb non lo conoscevo... Cioè, mi abita a pochi km da casa! Ahaha! Io a San Marco in Lamis ci ho studiato, frequentando il liceo! Tu guarda che coincidenza!!! ^^

    Moz-

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    1. Davvero? Pensa te, hai un compaesano famoso :) se ti capita, dai un'occhiata alla sua pagina facebook, Antipatia gratuita; ti assicuro che alcune sue frasi ti sollevano davvero l'umore a inizio giornata, se sei un amante come me del sarcasmo!

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    2. Un compaesano famoso ce l'ho già, ed è Padre Pio. A San Marco in Lamis ci sono andato solo a scuola, non è ma mia città :)
      Non ho fb, quindi nada...^^

      Moz-

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